Devo confessare che questo brano mi emoziona profondamente. La tavola dedicata alla diga Hoover trae ispirazione da questa canzone, perché un passaggio ricorda gli operai che hanno perso la vita per costruirla.

Il testo è dedicato al senso della vita delle persone: suggerisce che la morte – siano “poco di buono” o onesti lavoratori – non le faccia scomparire per sempre, evocando piuttosto un ciclo dell’esistenza che non si interrompe. Come? Nel cuore di chi ha voluto loro bene? Nelle idee che hanno trasmesso ad altri? In ciò che hanno realizzato? Questo il testo non lo dice, lasciando l’interpretazione a chi ascolta.

La canzone stessa, poi, ha avuto “più vite”. Il cantautore Jimmy Webb, che l’ha scritta nel 1977, non ha avuto inizialmente un successo travolgente; il brano ha avuto maggiore impatto grazie ad uno straordinario (in molti sensi) interprete: Glen Campbell. Campbell usava presentarsi in pubblico in giacca e cravatta, con un look più impiegatizio che da music star; appena iniziava a suonare, però, ci si rendeva conto della notevole voce, della capacità di interpretazione e dello strabiliante virtuosismo alla chitarra*.

Ma qualche anno dopo il brano è addirittura rinato, interpretato da un super-gruppo di cantanti straordinariamente famosi negli USA per la musica country: Johnny Cash, Willie Nelson, Waylon Jennings e Kris Kristofferson. Assieme, hanno addirittura formato un gruppo adottando il nome della canzone declinato al plurale (Highwaymen) e portato ad un eccezionale successo il brano. Solo dopo questa “rinascita” di Highwayman, a Jimmy Webb, l’autore originario, venne riconosciuto l’onore di essere inserito nella “Songwriters Hall of Fame”.

D’accordo, direte voi: ma ora è possibile ascoltarla? Ancora un attimo… è utile, prima, considerarne il testo. Lo riporto in inglese e in italiano in una mia traduzione (assai) amatoriale:

(da Lyricfind)

I was a highwayman
Along the coach roads I did ride
With sword and pistol by my side
Many a young maid lost her baubles to my trade
Many a soldier shed his lifeblood on my blade
The bastards hung me in the spring of twenty-five
But I am still alive

I was a sailor
I was born upon the tide
And with the sea I did abide
I sailed a schooner round the Horn to Mexico
I went aloft and furled the mainsail in a blow
And when the yards broke off they said that I got killed
But I am living still

I was a dam builder
Across the river deep and wide
Where steel and water did collide
A place called Boulder** on the wild Colorado
I slipped and fell into the wet concrete below
They buried me in that great tomb that knows no sound
But I am still around
I’ll always be around…

I fly a starship
Across the Universe divide
And when I reach the other side
I’ll find a place to rest my spirit if I can
Perhaps I may become a highwayman again
Or I may simply be a single drop of rain
But I will remain
And I’ll be back again, and again and again and again and again

(traduzione amatoriale)

Ero un fuorilegge
cavalcavo sui percorsi delle carrozze
spada e pistola al mio fianco
molte giovani cameriere hanno perso i loro bagagli a causa mia
Molti soldati hanno versato sangue sulla mia lama
I bastardi mi hanno impiccato nella primavera del ‘venticinque
ma sono ancora vivo

Ero un marinaio
nato in mezzo alla marea
e rispettavo il mare
pilotavo una goletta verso il Messico
arrampicato in alto avvolgevo la randa e in un colpo…
e quando siamo arrivati dissero che ero stato ucciso
ma io vivo ancora

Io costruivo la diga
in mezzo al fiume ampio e profondo
dove acciaio e acqua si scontravano
in un posto chiamato Boulder** sul selvaggio fiume Colorado
scivolando sono caduto nel calcestruzzo ancora fresco lì sotto
mi seppellirono in quell’enorme tomba che non conosce suoni
ma sono ancora da queste parti… da queste parti… da queste parti…

Piloto un’astronave
attraverso l’universo
e quando arriverò dall’altra parte
troverò un posto per riposare il mio spirito, se ci riesco
oppure forse diventerò di nuovo un fuorilegge
o potrò essere semplicemente una goccia di pioggia
ma resterò
e tornerò ancora, e ancora, e ancora, e ancora, e ancora…

Ecco alcune versioni dalle quali si possono apprezzare le differenze di interpretazione e le “molte vite” di questo brano.


Anche se personalmente non la ritengo la migliore interpretazione, iniziamo, com’è giusto, dall’autore: Jimmy Webb. E’ la nascita e la “prima vita” del brano. Noteremo successivamente la differenza di arrangiamento tra il pianoforte di Webb e la chitarra di Campbell (“seconda vita”) nella versione riportata subito sotto.


Ed ecco Glen Campbell (la sua, versione studio con orchestra del 1979, è la mia versione preferita; nell’arrangiamento sia il banjo che l’orchestra sono perfetti), in quegli stessi anni. Anche lui in una trasmissione televisiva:


E ora, se lo misuriamo in termini di dischi venduti, ecco il vero successo della canzone: il supergruppo “The Highwaymen” la reinterpreta (“terza vita”). Qui la ascoltiamo in un video che vorrebbe essere didascalico ma che oggi – eufemismo – non ci fa una grande impressione (piuttosto pacchiano, talvolta fuori sincro tra immagini e testo) :


Ancora Glen Campbell*, anni più tardi, nel 2001 in un gran bel concerto con ampia orchestra alle Sioux Falls, nel 2001. Davvero notevole il “decollo dell’astronave” interpretato dagli archi (già presente nella versione del 1979). Il musicista è morto nel 2017 (oppure è ancora “in giro”, magari come una goccia di pioggia, o nell’emozione che suscita la sua musica e in ciò che ha lasciato?).

E, infine, una interpretazione molto più tarda di Jimmy Webb (2013), l’autore del brano. Da notare la grande intensità del passaggio che si riferisce all’operaio morto per costruire la diga. E anche, per chi ascolta attentamente, una piccola “chicca”: la personale opzione che sceglierebbe Webb, se arrivasse dall’altra parte dell’universo e potesse tornare…

(Massimiliano Tabusi)

(*) Per chi non riesce a immaginare questo posato signore come un virtuoso della chitarra (d’accordo, virtuosismo anche molto “scenico” in questo caso), può essere interessante questa interpretazione del Guglielmo Tell (con una Hamer 12 corde; niente Gibson o Fender stavolta ;)…

(**) Se guardi con attenzione allo schizzo cartografico che appare nel fumetto (schizzo disegnato da Crosby DeMoss, illustratore che ha lavorato molto su Las Vegas; sue anche le immagini di animali intenti nel gioico d’azzardo, come QUI e QUI), noterai la cittadina di Boulder, a ridosso della diga Hoover. La cittadina fu creata proprio con lo scopo di funzionare da base operativa per le diverse migliaia di lavoratori che hanno costruito la diga. Diga che, dopo la sua costruzione, fu inizialmente chiamata diga Boulder fino alla denominazione di “Hoover”, nel 1947.

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